Economia Circolare: Bi-rex e la Sostenibilità agroalimentare
Pubblicato il 20/12/2023
IL PESO GLOBALE DELLO SPRECO AGROALIMENTARE
1.3 miliardi di tonnellate, questa la quantità di rifiuti agroalimentari che ogni anno viene generata complessivamente nel mondo. Circa un terzo di tutto il cibo prodotto a livello globale viene sprecato. Questa stima include oltre al cibo scartato dai consumatori finali, anche le perdite lungo l’intera catena di approvvigionamento alimentare, che vanno dalla produzione agricola al trasporto, alla vendita al dettaglio e al consumo. In particolare, ogni anno nell’Unione Europea vengono prodotti circa 88 milioni di tonnellate di rifiuti alimentari, che corrispondono a 173 kg per persona.
Una doppia minaccia: ambiente ed economia
Questa enorme quantità di rifiuti non solo causa un mero spreco di risorse utilizzate nella produzione, ma comporta anche un grave impatto ambientale. Gli scarti alimentari gettati in discarica producono gas metano durante la decomposizione, che contribuisce in misura maggiore al riscaldamento globale rispetto alla CO2, senza contare la CO2 prodotta durante il loro incenerimento. Secondo il “Food Waste Index Report“ del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, lo spreco alimentare rappresenterebbe la terza fonte di emissioni di gas serra, se fosse considerato un singolo Paese.
Inoltre, i rifiuti agroalimentari devono essere necessariamente smaltiti dalle aziende. Il loro incenerimento rappresenta un costo importante, pari a circa 40 euro per ogni tonnellata di rifiuti.
Bi-rex: rivoluzione sostenibile
La startup italiana Bi-rex si è impegnata a trovare un’alternativa a questo spreco alimentare, dannoso sia per l’ambiente, che per le casse delle imprese. La loro idea consiste nel riutilizzare i rifiuti agroalimentari per produrre cellulosa, impiegata nella fabbricazione della carta, e chitina, un polimero naturale dai vari utilizzi, tra cui la produzione di bioplastiche. Tale processo avviene attraverso l’utilizzo di solventi atossici chiamati Solventi DES (Deep Eutectic Solvents), sviluppati proprio da Bi-rex ed in grado di essere riutilizzati più volte. Questo permette di ridurre l’utilizzo di sostanze chimiche altamente inquinanti, come solventi organici o acidi e basi forti, impiegate nei processi tradizionali. Un ulteriore beneficio è la diminuzione del 70% delle emissioni di CO2, del 95% del consumo di acqua e di energia richiesta.
L’innovativo approccio di Bi-rex affronta anche la crescente richiesta di cellulosa, un materiale il cui consumo pro capite annuale in Italia è di circa 200 chilogrammi. Si stima che per soddisfare la richiesta di carta di una famiglia media, composta da quattro persone, siano necessari ben due alberi all’anno, il che è una pretesa difficilmente sostenibile sul lungo periodo.
Da anni si cercano fonti alternative di materia prima e processi che minimizzino la produzione di scarti da incenerire. La guerra e la carenza di materie prime ha creato un bisogno sempre più urgente, dunque lo sforzo che si deve fare è quello di iniziare a pensare agli scarti come una preziosa risorsa da valorizzare.
Esempio virtuoso di economia circolare
Il progetto Bi-rex, ideato presso il Politecnico di Milano da Greta Colombo Dugoni e Monica Ferro, entrambe ricercatrici, rientra esattamente in quest’ottica, allineandosi anche agli obiettivi stabiliti dall’ONU nell’agenda 2030. Le due ricercatrici stanno lavorando per portare sul mercato quanti più prodotti possibili, dalla cellulosa estratta da scarti di arance, riso, birra e caffè, prodotti innovativi derivanti dalla chitina come fertilizzanti per l’agricoltura biologica e bioplastiche, fino al primo prodotto ottenuto con cellulosa tree-free. Il loro obiettivo è diventare una delle prime realtà in grado di implementare un simile processo su scala industriale, diventando un esempio virtuoso di economia circolare